mercoledì 6 maggio 2020

Uguaglianza o equità digitale ?

In rete stanno girando alcune nuove proposte per l'avvio dell'anno scolastico 2020-2021, tra cui quella di un'alternanza degli alunni nelle classi, metà in classe e metà a distanza ( fonte repubblica.it  ).

Ci tengo a fare una premessa: questo articolo non è un attacco né una critica verso il Governo, tanto meno verso il ministro Azzolina, ma sono considerazioni fatte da una persona che da poco lavora nella Scuola ma che da 15 anni è nel mondo dell'informatica, dei servizi e dei gestionali applicativi.

Le difficoltà di avere in contemporanea una didattica a distanza e una didattica tradizionale sono molteplici, già solo partendo dalle infrastrutture presenti sul nostro territorio. A questo proposito consiglio la lettura di questo articolo di Marco De Martino, Infattibilità digitale e fortuna geografica. La nostra Provincia nello specifico non è pronta a gestire la didattica a distanza dalle scuole, nella forma indicata. Per esempio, la sede dell'Istituto Classico e del Sella avrebbe bisogno di circa 90 mb in upload per gestire le lezioni a distanza, ma al momento non sono presenti operatori che possano offrire questo servizio garantendo una banda minima di 100mb.

Inoltre, se consideriamo un upload e download di 4Mb in totale (minimo richiesto da Hangout Meet) , dopo una sola ora di lezione in streaming si sarebbero consumati minimo 2 gb di dati. Per chi ha una connessione Flat non ci sono problemi, ma per chi ha piani tariffari a consumo o usa il cellulare basterebbero due ore al giorno per due settimane al mese per utilizzare circa 50 gb di dati, senza considerare l'utilizzo per tutto il resto del materiale (visione e ricerca su internet, invio dei compiti, etc...).


Sono sicuro che alla base della proposta ci fosse un discorso di uguaglianza nei confronti degli studenti: metà di questi a scuola e metà a casa secondo una turnazione, ipoteticamente e sulla carta non farebbe una piega.


Ma uguaglianza non sempre vuol dire equità, lo scopo finale della scuola è quello di fornire un'istruzione che porti ogni studente a dare il massimo in base alle proprie capacità. Non si può sperare di risolvere il problema consegnando semplicemente dei dispositivi nelle mani dei ragazzi.

Il nostro Istituto si è mosso per aiutare chi in questo periodo, non avendo dispositivi, non poteva seguire le lezioni da casa. Tuttavia non basta, in quanto viviamo in un paese che ha un'infrastruttura molto carente a livello di linea internet, e le scuole non hanno sufficienti dispositivi e apparecchi per permettere sia una didattica a distanza che una in presenza considerando i dispositivi dati in comodato d'uso e quelli necessari per una didattica in presenza. Questo implicherebbe un investimento economico notevole, adeguare le aule ad una trasmissione in streaming  con dispositivi nati per questo scopo e non preparati per un emergenza improvvisa. Se pensate che sia "facile" attuare un piano del genere ricordo che molte università non hanno queste possibilità e come possiamo chiederlo alle scuole superiori ?

Non sono un docente, ma didattica a distanza e in presenza hanno metodologie diverse e "regole" diverse che difficilmente potranno essere eque per tutti e applicate in contemporanea. Una lezione frontale è diversa da una lezione in cui al centro ci sono i ragazzi. Come possono i ragazzi a "distanza" avere la stessa possibilità di confronto che viene data a quelli "in presenza"?

Inoltre chi avrà più possibilità economiche avrà di conseguenza un dispositivo all'avanguardia con una connessione senza limiti, ma chi invece non ha queste possibilità? Chi non avrà un dispositivo che gli permetterà di seguire le lezioni, che gli potrà permettere di esercitarsi (grafica, video editing, gestionali aziendali, etc...) rimarrà indietro rispetto a chi ha queste possibilità. Lo Stato si può fare carico di tutto questo?

Il problema delle cosiddette "classi pollaio" è ormai pluriennale, e il COVID ci sta ricordando che se queste non sono "sane" non può sperare che la soluzione sia una didattica mista. Ogni ragazzo ha il diritto di avere i migliori mezzi per il suo percorso di studi, per la sua crescita e per raggiungere quegli obiettivi che poi saranno i pilastri iniziali su cui si baserà il suo futuro. La scuola ha il dovere di fornirli, ma in questo momento non ha le possibilità. 
Spero che il nostro Ministero si renda conto di questo e trovi una soluzione che possa dare ad ogni singolo ragazzo la possibilità di raggiungere il suo massimo potenziale. Settembre si avvicina sempre di più e ancora oggi non abbiamo certezze di come affrontare l'inizio dell'anno scolastico, di come gestire i nostri laboratori, le nostre aule, le nostre risorse.

La scuola è una priorità come la salute e il lavoro; senza un'istruzione avremo un futuro basato su ragazzi che non sapranno relazionarsi con il mondo.

Luca Rigamonti - Task Force I.I.S. Vittorio Alfieri



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