Neurologicamente e psicologicamente, infatti, l'utilizzo del cellulare comporta, nell'apparato nervoso dei giovani - in fase di formazione -, una differente strutturazione di alcune aree preposte proprio al controllo delle emozioni, alla regolazione del proprio comportamento, alla previsione e programmazione delle attività future. Ansia, malessere, attacchi di panico, autolesionismo nelle nuove generazioni non sono mali inspiegabili, ma traggono linfa da ciò che quotidianamente il cervello dei più giovani, a volte addirittura dei bambini, elabora e dalle azioni che compie durante molte ore della giornata.
Se contro i colossi che controllano le piattaforme social più utilizzate non è possibile, per ora, scagliarsi direttamente, è sicuramente fondamentale vigilare. Vigilare sull'utilizzo dello smartphone - ricorda Gloria Fasano - ritornare al dialogo attivo genitori-figli e docenti-allievi, permettere ai propri figli di sbagliare e di costruire la propria identità evitando l'effetto "campana di vetro", vigilare sugli atteggiamenti e le dimostrazioni, anche impercettibili, di disagio. "Quando qualcosa viene detto o fatto da un figlio o una figlia, anche se per il genitore che lo osserva può essere ritenuto poco importante, invece conta ed è essenziale parlarne" queste le parole della prof.ssa Emanuela Carelli nell'intervento conclusivo della serata a sottolineare l'importanza di ricostruire quel dialogo che la pandemia a contribuito a rendere più difficile e raro. Comunicare a figli e studenti, in casa e nelle aule scolastiche, che noi li stiamo ascoltando e vogliamo continuare ascoltarli e che ci assumiamo la responsabilità di accompagnarli nel percorso di crescita. E i genitori e la scuola provano a fare la loro parte, come dimostra l'ampia partecipazione e l'interesse dimostrato per la serata all'IIS "V. Alfieri" che ha visto più di cento ascoltatori attenti e curiosi.